il Gruppo Montagna in posa sotto i lapilli, sostenuto dal calore dell’ospitalità sicula
Diari di viaggio
Canada e New York 2014
dal 20 settembre al 2 ottobre (50 partecipanti)
L’avventura canadese è incominciata con il piacevole incontro, in aeroporto a Toronto, di Gary: la nostra “giovane” guida di ben 77 anni. Per tutta la durata del viaggio è stato sempre disponibile, attento alle esigenze del gruppo, conciso, ma esauriente nelle spiegazioni e sempre pronto ad accompagnarci nelle visite notturne delle varie località canadesi.
Dopo un breve tour della città di Toronto, siamo partiti alla volta delle Cascate del Niagara. Lo spettacolo della forza della natura, che si è presentato ai nostri occhi, è stato veramente superbo, da lasciare a bocca aperta. Per apprezzare meglio la vista, col naso all’insù, dell’acqua che piomba quasi addosso, siamo saliti sulla barca che ci ha portati fin sotto la cascata americana prima e canadese dopo: IMPRESSIONANTE! Non contenti siamo saliti sull’elicottero per ammirarle dall’alto. Ma le emozioni non sono finite con il volo, perché dal ristorante posto di fronte alle cascate , dove abbiamo consumato la cena dopo il tramonto, abbiamo potuto vederle illuminate da tanti fari colorati. La giornata è stata lunga, ma abbiamo assistito ad uno SHOW NATURALE senza pari.
Il giorno successivo, dopo aver completato la visita di Toronto con la salita sull’altissima CN TOWER e ammirato la bella visione dello SKYLINE, siamo partiti per Rockport sul fiume S. Lorenzo per la crociera delle Thousand Islands. Abbiamo incominciato ad assaporare la natura straordinaria del Canada, incontrando sfondi da cartolina.
La capitale Ottawa ci ha accolti col vento gelido, ma ne abbiamo comunque apprezzato la sua posizione sulle rive dell’omonimo fiume e del canale Rideau e i monumenti più importanti.
Ma Quebec City ha catturato particolarmente la nostra attenzione, perché la forte influenza francese la rende una città unica nell’America settentrionale.
Il Chateau Frontenac, il dedalo di viuzze piene di charme e la magnifica vista sul fiume S. Lorenzo spiegano perché Quebec City è stata dichiarata patrimonio mondiale dall’ UNESCO.
Costeggiando il lungo fiume, che a volte sembra un mare, siamo giunti a Tadoussac per l’osservazione delle balene. Abbiamo sopportato stoicamente il vento polare che sferzava l’imbarcazione e i nostri visi, il sacrificio è stato in parte ricompensato dall’avvistamento di 4-5 balene, ma avremmo meritato senz’altro di più.
Dalla cittadina di Chicutimi, dove abbiamo pernottato, ci siamo diretti alla riserva faunistica delle Laurentine. Lungo la strada i colori dal giallo al rosso delle foglie degli aceri hanno riempito i nostri occhi. La natura canadese la fa veramente da padrona. E’ stata molto divertente la risalita in canoa di un bellissimo fiume chiuso da alte rive coperte da una fitta vegetazione. Qui avremmo dovuto avvistare la ricca fauna che popola questi boschi, ma purtroppo si è negata alla nostra vista.
L’avventura canadese si è conclusa a Montreal, città metà francofona e metà anglofona, piena di giovani e di voglia di vivere. Sorge su una grande isola del San Lorenzo e su altre più piccole.
E’ caratterizzata da grandissimi e bellissimi parchi, da un esteso ed interessante centro storico e dalla vivace area del vecchio porto piena di ristoranti bar e negozi. A Montreal noi italiani , ferraristi per definizione, abbiamo colto al volo l’opportunità emozionante di camminare sul circuito di formula uno dedicato a Gilles Villeneuve.
Gli ultimi giorni della permanenza nel continente americano sono stati dedicati a NEW YORK.
In questa città il gruppo si è scatenato ,disperdendosi per tutta Manhattan. La Statua della Libertà, Ellis Island, Wall Street, Ground Zero, la Quinta Strada, Empire State Building, Central Park, il Metropolitan Museum, il Moma il Guggenheim e perché no Macy ‘s e Abercrombie sono stati presi d’assalto dai gitanti friulani. Insomma tutti, con gusto, hanno dato un morso alla grande mela.
Mirella Balzani (associato Mario Di Martino)
Diario di viaggio – Compostela 2014
“E però è da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, là onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepultura di Sa’ Iacopo fue più lontana de la sua patria che d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei in quanto vanno a Roma, …”
(Dante, Vita Nova, XLI)
Gerusalemme, Santiago di Compostela e Roma sono dunque i tre pellegrinaggi classici della storia della cristianità.
Oltre che bene protetto dall’Unesco, Patrimonio dell’Umanità, oggi (dal 1987) il Consiglio d’Europa ha riconosciuto l’importanza del Cammino e lo ha definito Itinerario Culturale Europeo proprio per identificare un “monumento” che affonda le radici nella storia d’Europa ed è oggi percorso da una moltitudine di persone non necessariamente spinte da motivi religiosi.
Io e Roberto De Libera saremo ben lieti di condividere la nostra esperienza di viaggio. Il nostro non è stato un vero e proprio pellegrinaggio nel senso classico del cammino ma un’alternanza di cammino la mattina, pullman e visita il pomeriggio alle principali città lungo il percorso.
Tuttavia questa esperienza ci ha fatto venire il desiderio di compiere il vero cammino e ci permette di fornire utili informazioni organizzative e logistiche, agli associati che volessero svolgere il cammino in autonomia. Restiamo a disposizione per ogni informazione e supporto.
Danny Vendramini – 348 5292005
Roberto De Libera – 348 0939059
Diario di viaggio – Argentina 2013
Era da tanto che Edoardo mi parlava dell’Argentina, della Patagonia, della Terra di Fuoco e di quanto desiderasse visitare quei posti.
Quando è arrivata la comunicazione del Circolo ha iniziato a studiare, fare programmi, progetti che si sono realizzati con la partenza del 17 novembre scorso.
Dopo un viaggio di oltre 15 ore siamo arrivati a Buenos Aires, la città della “buona aria” dove vive e lavora metà della popolazione argentina; rapido trasferimento, sistemazione in hotel e via per la visita guidata.
Buenos Aires denuncia da subito le conseguenze delle varie crisi che hanno investito il paese ma ciò nonostante evidenzia grandi spazi, ampie strade, parchi e giardini ovunque, impreziositi da jacarande in fiore, è tutto viola, bellissimo.
La plaza de Mayo è il cuore della città dove si affacciano la Casa Rosada, il Cabildo, la Banca Nazionale, il palazzo del Governo, il Ministero dell’Economia, la “Catedral” Metropolitana con il suo bel pavimento in mosaico veneziano; è da sempre luogo delle manifestazioni popolari. E’ emozionante vedere i “panuelos”, fazzoletti bianchi disegnati per terra che simboleggiano la protesta delle madri dei desaparecidos durante la dittatura militare.
Altra atmosfera al quartiere La Boca, abitato originariamente da marinai italiani e spagnoli, con le sue case, molte in lamiera ondulata, dipinte con i colori vivaci. Fuori dai locali coppie di ballerini che si esibiscono nel ballo simbolo del paese: il tango.
D’obbligo la passeggiata lungo il “caminito” fra venditori e artisti di strada che espongono le loro opere.
Attraverso Porto Madero, dove i vecchi magazzini sono stati trasformati in locali e ristoranti alla moda , rientriamo in albergo.
Il pomeriggio è dedicato al prosieguo del tour della città con o senza la guida; noi optiamo per una passeggiata in autonomia lungo l’Avenida de Mayo, diretti al famoso ed antico Cafè Tortoni dove assistiamo ad uno spettacolo di tango con ballerini, cantanti e musicisti.
La sveglia alle 3,30 ci costringe alla ritirata; partiamo per Trelew dove conosciamo Margherita, una guida simpatica e competente.
Dopo una visita al Museo Paleontologico, uno dei più importanti dell’Argentina, raggiungiamo Puerto Madryn; l’architettura della case ricorda i gallesi fondatori della città.
Inizia qui il nostro incontro con le prime bellezze naturalistiche del paese, i leoni marini tutti ammucchiati nella baia de Lobo distesi a prendere il sole e a far niente.
Il giorno successivo partiamo per la Penisola di Valdes percorrendo lunghe e diritte strade bianche che sembrano non finire mai; tutto intorno terra brulla e battuta dal vento popolata da guanachi, nandù, farone, mara, armadilli, poiane, che, in mancanza di alberi nidificano sui pali della luce, e pecore.
Lungo la strada, di tanto in tanto, bandierine rosse con strane casette, anche queste rosse: si tratta di ex voto in onore di Antonio Gil detto Gauchito, per la piccola statura, una specie di Robin Hood argentino che, si narra, avesse il potere di guarire con l’imposizione delle mani.
Siamo a Porto Piramides che, con i suoi 400 abitanti è l’unico posto abitato della penisola; qui, con un catamarano andiamo incontro alle balene che in questo periodo stazionano nel Golfo Nuevo, la baia antistante.. E’ una bellissima giornata di sole, l’oceano si presenta di un blu incredibile e le balene australi con i loro cuccioli si avvicinano alla barca soffiando, agitando pinne e coda e fanno scatenare le nostre macchine fotografiche.
Lasciate le balene, ci dirigiamo verso Punta Norte, prima riserva faunistica della penisola, terra di elefanti marini, leoni marini e orche marine che, purtroppo, non si fanno vedere.
Dopo il pranzo nell’estancia di San Lorenzo, dove gustiamo un ottimo cordero patagonico alla brace, visitiamo una delle più grandi colonie di pinguini di Magellano dell’Argentina. Camminiamo in mezzo a loro, attenti a non disturbarli, mentre passeggiano con la loro buffa andatura; sono tantissimi, sulla spiaggia, sotto i cespugli a covare o ad accudire i piccoli , oppure fermi a godersi il sole.
All’indomani si riparte verso Ushuaia nella “Tierra del Fuego”, il paese alla “fin del mundo”; La pista dell’aeroporto, adagiata su una lingua di terra nel canale di Beagle con i riflessi della Cordigliera delle Ande innevate, rende l’atterraggio impressionate, sembra di ammarare.
Ci aspetta Iris, la guida più naturalistica; ci presenta la città sede di una colonia penale, ora museo, che visitiamo più tardi prima di andare tutti a mangiare alla Cantina Fueguina di Freddy la “centolla” un granchio dalle grandi chele che servono bollito con verdure: buono. Serata piacevole e simpatica, a parte la presenza di turisti cinesi che si distinguono per la loro maleducazione occupando tavoli a noi riservati.
Il giorno seguente, baciati dalla fortuna per una giornata soleggiata con temperatura mite (qui ci sono due stagioni un inverno freddo e un inverno molto freddo….), navighiamo nelle acque gelide del canale di Beagle fino al faro Les Eclaireurs incontrando durante il tragitto una colonia di cormorani imperiali e leoni marini.
Al pomeriggio ci inoltriamo nel parco naturale della Tierra del Fuego, ci sono solo faggi che in autunno diventano tutti rossi; c’è una moltitudine di fiori: dalle violette gialle alle orchidee bianche, dai cespugli gialli di calafate dai cui frutti si ricavano marmellate ed un liquore dolce, al nire dal profumo di liquirizia e strani funghi che crescono sui rami degli alberi. Vediamo elaborate dighe costruite dai castori, la volpe grigia, le oche di Magellano ed i segni lasciati sugli alberi dal picchio di Magellano (qui tutto è di Magellano). Prendiamo anche il trenino della Fin del Mundo che originariamente trasportava i detenuti dal carcere al bosco per tagliare la legna; raggiungiamo Baia La Pataia dove finisce , dopo 17.848 km, la Ruta 3, strada che parte dall’Alaska ed arriva fin qui attraversando le Americhe; alla fine tutti a timbrare il passaporto nell’ufficio postale più australe del mondo all’isola Redonda.
Sabato si parte per El Calafate la regione con il parco del ghiacciai, dove ci aspetta un altro spettacolo straordinario.
Elisa, la guida più professionale, durate il trasferimento in hotel ci descrive le caratteristiche del territorio costituito per il 70% da steppa, con il lago Argentino, il più vasto del paese. Domenica dedicata alla meraviglia delle meraviglie: il Perito Moreno, il più bello dei ghiacciai, un immenso fiume di ghiaccio che termina nell’acqua del lago Argentino racchiuso tra le montagne. Lo avvistiamo da lontano al “Mirador de los Sospiros” dove un “ooooohhhhhh” generale si leva all’uscita da una curva.
Con un catamarano ci avviciniamo alla parete nord imbacuccati e incuranti del vento che taglia l’aria, abbagliati, è proprio il caso di dirlo da tanta bellezza; nel parco, patrimonio mondiale dell’Umanità , grazie a delle passerelle strategiche, è possibile avvicinarsi ed ammirare il “perito” da diverse angolazioni. E’ davvero suggestivo, il sole illumina il fronte del ghiacciaio creando sfumature di colore dal bianco all’azzurro al grigio. E’ naturale restare in silenzio ad osservare ed ascoltare il rumore del ghiaccio che si muove, sobbalzando alla vista della caduta di un blocco che piano piano si allontana alla deriva verso il lago.
La Cordigliera, il ghiacciaio, il lago e un mare di “notro”, tipico fiore rosso del territorio, sono uno spettacolo unico, da lasciare senza fiato.
Quel giorno abbiamo avuto le quattro stagioni che sovente si avvertono in zona: sole, vento, nuvole e una spruzzatina di neve.
La mattina seguente con un 4×4 saliamo al Balcon di Calafate, un altopiano da cui si gode una vista spettacolare della città, del lago Argentino e del Fitz Roy, la meta più ambita dagli scalatori per la sua difficoltà. La salita è impegnativa con tratti ripidi e tortuosi, intorno steppa e silenzio. Pranziamo ad un rifugio gestito da simpatici ragazzi che vogliono immortalare la nostra presenza in un poster da appendere nel locale, così chi dovesse tornare……………
Se la salita è stata impegnativa cosa dire della discesa: pendenze da urlo, peso del corpo e sguardi rivolti a monte per non vedere, c’è chi trattiene il fiato e chi ride facendo finta di niente. In ogni caso da non dimenticare. Lungo il tragitto osserviamo il fenomeno strano dei sombreri formati sulle rocce, grazie all’azione dei venti: belli ed originali.
Torniamo a Buenos Aires per completare la visita della città con il quartiere elegante e residenziale di Palermo, abitato da molti italiani e Recoleta con i suoi viali di Acacie in fiore, dove incontriamo dog-sitter che passeggiano con numerosi cani al guinzaglio, talvolta anche venti. Nel cimitero monumentale di Recoleta, dove le bare non sono tumulate ma ricoperte da teli bianchi, si trova la tomba di Evita Peron, mito argentino.
Riusciamo a visitare il Teatro Colon che, insieme alla Scala Di Milano, ha la migliore acustica al mondo. All’interno una stupenda scalinata in marmo bianco di carrara, bellissimi lampadari, una platea immensa e busti di diversi musicisti tra cui Verdi e Rossini.
Partiamo all’indomani per l’ultima meta del nostro viaggio, ci aspetta una delle sette meraviglie naturalistiche del mondo: le cascate di Iguazu che in lingua “guarani”, la lingua degli indio, significa “grande acqua” come spiega Hary, unica guida maschio.
Siamo sul lato brasiliano, più panoramico di quello argentino con clima tropicale ed umidità al 94%; si cammina a fatica ma lo spettacolo a cui assistiamo è davvero indescrivibile. Man mano che ci si avvicina il rumore della grande massa d’acqua che precipita diventa sempre più forte fino a che la vediamo: siamo affascinati e sorpresi dal panorama.
Il giorno successivo possiamo ammirare l’ampiezza e la maestosità delle cascate dal lato argentino; dopo aver attraversato parte della foresta atlantica con un camion in mezzo ad una vegetazione ricchissima e lussureggiante, con un gommone risaliamo le rapide ed arriviamo sotto le cascate da dove usciamo, nonostante i diversi tentativi di ripararsi, completamente bagnati.
Anche qui passerelle strategiche permettono di ammirare le cascate da diverse prospettive fino alla “Garganta del Diablo”, punto spettacolare e imponente. Lungo il percorso farfalle coloratissime, scimmie, un caimano, iguane ed alla fine i procioni che girano furtivi ed indifferenti fra i tavoli dei ristori con l’unico intento di arraffare, anche con violenza, il cibo dei turisti. Simpatici ma meglio stare alla larga.
A questo punto non rimane altro che rifare un’altra volta le valigie, sarà la quinta e/o la sesta volta, e prepararsi per l’ultimo tour, quello che ci porta all’aeroporto per il viaggio di ritorno.
E’ stato un viaggio impegnativo con tanti voli interni ed un lungo trasferimento ma ne è valsa la pena, siamo riusciti ad ammirare le principali bellezze naturali di questo immenso paese. Il tutto favorito da un gruppo sin da subito affiatato e collaborativo, ottimamente gestito dalla miglior guida di tutto il tour: GIANNI!
Diario di viaggio – Dublino 2013
LA FRIULADRIA “SBARCA” NELLA FRIZZANTE DUBLINO
Nel tardo pomeriggio dello scorso 10 luglio, tutti i partecipanti si sono ritrovati all’areoporto “Marco Polo” di Venezia con Gianni, il mitico accompagnatore. Il volo è stato regolare ed all’arrivo a Dublino, c’era ad accoglierci Lucia, la simpatica ed esperta guida che ci ha fatto fare un tour della città by night prima di accompagnarci all’albergo situato in centro e confortevole.
Il giorno successivo, come d’altronde tutto il periodo della nostra permanenza, è stato caratterizzato da uno splendido sole ed una piacevole brezza che ci hanno accompagnato nella scoperta dei principali luoghi e monumenti della città: innanzitutto il Trinity College , la famosa università che con i suoi ampi prati costituisce un’oasi di tranquillità nel cuore di Dublino. Proprio qui, però, quando il gruppo era tutto riunito e la guida doveva illustrarci questo importante monumento, si è verificato un imprevisto: la guida ha accusato un lieve malessere, ma il tempestivo intervento di pronto soccorso da parte dell’accompagnatore e le parole tranquillizzanti dei partecipanti nei confronti di Lucia preoccupata ed amareggiata per il contrattempo, hanno rapidamente riportato la situazione alla normalità. Ha così avuto inizio la nostra visita: abbiamo ammirato gli splendidi codici miniati irlandesi tra cui il famoso libro di Kells e la spettacolare Old Library con i suoi 200.000 testi antichi, busti in marmo, nonché la più antica arpa gaelica. Questo strumento musicale è anche emblema nazionale e ciò non deve sorprendere in quanto ovunque ci si trovi, sia passeggiando per Grafton Street o per le vie di Temple Bar, si è allietati dalla musica; si incontrano artisti di strada che si esibiscono in vari generi, da quello tradizionale al rock ed al country; infatti quello che affascina di Dublino è l’atmosfera vivace con ristoranti, pubs con musica dal vivo e negozi…..per tutti i gusti!!! Non si può, però, dire di aver visitato Dublino senza aver ammirato il più celebre tempio della birra d’Irlanda: il Guinness Storehouse; una simpatica guida ci ha illustrato il processo di lavorazione della birra ed alla fine della nostra visita, nel bar situato al sesto piano da cui si godeva una splendida vista sulla città, abbiamo potuto gustare la Guinness dal suo sapore unico. E cosa dire dei tranquilli parchi cittadini che in ogni ora del giorno attirano turisti e dublinesi che si rilassano nei verdi prati tra aiuole fiorite e limpidi specchi d’acqua! Non è mancato, in questo viaggio, neanche il momento dello shopping che appassiona soprattutto noi donne: dai capi in lana di Avoca, alle ceramiche irlandesi, fino ai souvenirs firmati Guinness ed ai molti altri prodotti artigianali. Piacevole anche la serata conclusiva trascorsa in un ristorante tipico di Dublino, dove la cena è stata allietata da uno spettacolo con tanta musica e provetti ballerini che si sono esibiti in varie danze.Il nostro itinerario di viaggio ha spaziato oltre la capitale e ci ha fatto conoscere l’incantevole regione di Wicklow: dagli splendidi giardini di Powerscourt con l’imponente scalinata fiancheggiata dal giardino all’italiana al suggestivo monastero di Glendalough con la sua Round Tower. Anche l’ultimo giorno ci ha riservato tante emozioni: abbiamo potuto ammirare la suggestiva Baia di Dublino e trascorrere la mattinata nella graziosa cittadina di Howth situata nell’omonimo promontorio dove, dopo una rilassante passeggiata, si è potuto gustare del buon pesce in un tipico ristorante. Infine, prima della partenza per il rientro, una simpatica foto di gruppo ha suggellato questo breve, ma indimenticabile viaggio.
Ludovica Cagnato
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Diario di viaggio – India 2012
VIAGGIO IN INDIA.
NAMASTE – saluto tipico indiano che significa “mi inchino alle qualità che sono in te”, così come noi ci inchiniamo ai popoli di questo Paese, che seppur non hanno niente e vivono in villaggi dove non c’è elettricità e nessuna forma di sviluppo, sono contenti e vivono con serenità la loro semplice vita.
Un popolo molto ospitale che ti accoglie con solarità, con al collo una ghirlanda di fiori e un cerchietto rosso sulla fronte segno di fortuna.
Attraverso questo viaggio abbiamo imparato che sono molto religiosi, venerano e pregano 33 milioni di Dei, considerano la mucca un animale sacro e viene trattata meglio di un essere umano in quanto sono convinti che in essa si siano re-incarnati tutti i 33 milioni di Dei.
In India abbiamo visto ogni forma di mezzo di trasporto, dagli autobus distinti da quelli con aria condizionata a quelli senza, quest’ultimi più economici e più affollati, le porte erano sempre aperte e carichi all’inverosimile; dai carretti carichi di merce, ai risciò, alle biciclette sempre con a seguito un carretto, ai TUC-TUC, particolari taxi indiani che sfrecciavano per le vie della città schivando tutto e tutti passando tra viette piccole e strette che a mala pena si passava, generalmente formati da 3 posti anche se in realtà, molto spesso, se ne vedevano 10 all’interno!!!, moto con 5 persone a volte anche senza casco, insomma un Paese libero, e senza regole, liberi di muoversi e vivere la loro vita, che, seppur nella sovra-popolazione, frenesia e caos, per le strade c’è posto per tutti e con la loro calma arrivano sempre a destinazione; come dicono gli indiani: “SE RIESCI A GUIDARE IN INDIA, PUOI GUIDARE OVUNQUE”!!!
India non è solo sovra-popolazione e popoli sotto sviluppati, ma è anche meraviglia per i suoi innumerevoli monumenti, uno tra i primi è il favoloso TAJ MAHAL, dove ci siamo emozionati alla vista di questo capolavoro respirando e assaporando l’amore tra l’imperatore Shah Jahan per l’amata Muntaz Mahal che si capta non appena di varca la soglia d’entrata; così come non ci si può dimenticare dell’Hotel Pushkar Palace, immerso nella ricca vegetazione profumata di banani e fiori con vista sul lago sacro con le scimmie a farne da padrone di casa.
In questo luogo di santoni e di preghiere, ci siamo dedicati e rilassati con un massaggio ayurvedico, culla della più ampia scienza medica della vita indiana!!!
In questo Paese ci siamo divertiti a percorrere le affollate strade con i TUC-TUC, a dorso di Elefanti dalle proboscidi colorate, abbiamo sognato alla vista di monumenti come la fortezza a Jodhpur, il forte Amber a Jaipur e il Forte Rosso di Agra e ci siamo emozionati a Varanasi, lungo le rive del Gange dove abbiamo assistito alla cremazione dei defunti parenti.
Questo non è stato solo un viaggio alla conoscenza dell’India, ma anche un viaggio di “speranza”, tutto iniziato da un volo cancellato a Venezia rischiando di non arrivare mai a destinazione, poi per una serie fortuita o grazie a Dio Ganeischa (Dio della fortuna indiana), siamo riusciti a compiere il nostro viaggio, dettato da una serie di intoppi quali: valigie perdute, influenza e dissenteria e non poteva che non mancare puntura d’insetto….insomma non ci siamo fatti mancare niente, d’altronde: “In India tutto può succedere!!!!”
Molte cose ci sarebbero ancora da raccontare ma è difficile poter mettere tutto nero su bianco, solo andandoci e vivendo a contatto si possono catturare tutte le meraviglie che questo Paese e il suo Popolo ha da offrire.
L’India ha catturato il mio cuore e una parte del mio cuore e rimasta in India, certa un giorno ritornarci!!!
Ringrazio Gianni, il capogita, per avermi permesso di vivere questa meravigliosa esperienza e a tutti i compagni di avventura che hanno condiviso con me gioie e divertimento e grandi emozioni!!!!
Gloria Portello